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Pur non essendo uno scalatore ha trovato in salita la potenza per il primato!

Ecco uno dei più delicati segreti della preparazione di Francesco a casa e in Messico: ne parliamo col suo giovane istruttore atletico Aldo Sassi. Ogni giorno un pesante lavoro col rapporto duro e pendenze non trascurabili. Scalate ripetute per sei ed otto volte con intervalli in discesa di tre minuti. Ha spinto il 53 davanti e il 12-13-14-15 dietro. Trenta, quaranta colpi di pedale al minuto. Un lavoro destinato a non provocare ipertrofia muscolare ma a migliorare la forza-resistenza

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E’ scattata per Moser la legge del contrappasso dantesco. Lui che sempre era stato respinto dalle salite e dalle montagne, adesso grazie alle salite ha battuto il record dell’ora, ha battuto il record dell’ora, ha battuto Merckx e poi se stesso, è entrato nella leggenda.
Voliamo sull’Atlantico rientrando da Città del Messico con un inevitabile convincimento. Dall’Italia giunge l’eco della risonanza dell’impresa. E c’è chi ancora si stupisce.
Come hai fato, Francesco?
Ed ecco il convincimento, ecco cosa c’entra la salita. Se Moser ha battuto prima Merckx e poi se stesso, se ha incredibilmente rifilato al “cannibale” fiammingo cinque giri di pista in un’ora, il merito è innanzitutto del potenziamento muscolare.
Cerchiamo di spiegarci. La bici aerodinamica, le ruote in fibra di carbonio, quelle ormai famose perché lenticolari, il bod, la resina sulla pista, i test di Conconi, sono stati tutti determinanti. D’accordo. Ma il grosso lavoro l’ha fatto Aldo Sassi.
Perché il record dell’ora è impresa sempre riconducibile ad un esercizio di potenza. L’equazione è semplice. Si deve girare in pista ad un ritmo di 105 pedalate al minuto. Far di più è praticamente impossibile. Dunque, è sufficiente saper spingere un rapporto più duro, a parità di ritmo ed il gioco è fatto. Il gioco che ha fatto Moser.
Il problema è che per spingere un rapporto più duro occorre maggior potenza. E Moser l’ha trovata in salita, proprio lui che troppe volte ingiustamente amaramente, tragicamente, dalla salita era stato respinto sulle strade del Giro e delTour.

Sentite come s’è svolta la rivoluzione ciclistica. Sentite quel che gli ha fatto fare Aldo Sassi per il potenziamento muscolare. Giovani e meno giovani ciclisti, cicloamatori e professionisti, sono liberi di apprendere e di mettere a frutto il metodo.
«Moser ha iniziato il lavoro di potenziamento muscolare il 12 novembre scorso – ha detto Sassi -. E l’ha concluso nei giorni del records. Come dire che questo lavoro è durato più di due mesi. Abbiamo scelto salite con pendenze varie, dal 5 al 10 per cento. Lui doveva affrontarle stando seduto in sella con un grosso rapporto, il 53 per 12-13-14-15. Moser pedalava con una frequenza di 30-40 colpi di pedale al minuto. Si era cominciato con una scalata di un solo minuto, da ripetere però per ben sette volte. Così: un minuto di scalata, tre minuti e mezzo di riposo, poi un altro minuto di scalata. Così per sette volte. E si è concluso con scalata di 8 minuti, da ripetere sei volte.
Cioè, una scalata di 8 minuti, poi 3’30” di riposo, altra scalata e così via.
Naturalmente la graduazione dello sforzo va adeguata alla caratteristica ed alle necessità dell’atleta. Il concetto è quello di far lavorare le fasce muscolari maggiormente interessate durante le pedalate.
Ma a questo punto qualcuno dirà: Francesco faceva già questo lavoro con Szmuda, il polacco, quattro anni fa, quando poi a forza di spingere rapportoni, fu costretto a tornare a casa dal Giro d’Italia ai piedi dello Stelvio, per non perdere mezza giornata. Ma Sassi interviene: “Questo tipo di preparazione non provoca ipertrofia muscolare e permette di migliorare la forza-resistenza. Cioè ti consente di tirare rapporti lunghi per un certo periodo di tempo, come appunto si deve fare per il record dell’ora. Questo lavoro si chiama SFR, salite di forza-resistenza”.

Sassi parla anche del futuro prossimo di Moser annunciando: “Con una differenziazione del lavoro, questo potenziamento si può applicare anche all’attività su strada. Basta passare ad un lavoro che sviluppi non solo resistenza ma anche potenza vera e propria. Cioè si deve pedalare in salita, sempre da seduti, ma con una frequenza più veloce, sino a 50-60 pedalate al minuto, con rapporto libero.
Sassi lancia anche una frecciata: “Con un simile lavoro qualcuno pensava, diciamo qualcuno per non far nomi, che poi in pista Moser non avesse la necessaria frequenza di contrazione del muscolo. Invece avete visto che roba? 105 pedalate al minuto. Ed ha svolto questo tipo di lavoro sino a due giorni dal record».
Come dire che non esistono problemi, come dire che davvero il ciclismo e non solo Moser, volta pagina. Giovani e meno giovani, dilettanti e cicloamatori siete avvertiti.
La lezione di Moser bisogna saperla mettere a frutto.

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